Nicole – Dea del Sesso il ritorno

Il ricordo

Ora è tutto finito. Nessuno sa niente. Nessuno sospetta.
Ma nella mia mente vive ancora Nicole.

Quel corpo giovane. Quel culo vergine. Quella bocca sporca.
Quella ragazza che ha trasformato la perversione in religione.

Una dea del sesso.
Piccola. Selvaggia. Infinita.
E mia. Per sempre.
Anche se solo nei miei pensieri.

Il ritorno

Non l’avevo più vista da anni. Quando era partita per il Brasile, Nicole era solo una ragazzina scalza e curiosa. Ma il giorno in cui tornò, capii subito che tutto era cambiato.

Tacchi alti, minigonna bianca, top nero attillato.
Camminava come se sapesse che ogni sguardo, anche il mio, si sarebbe fermato sul suo corpo.
«Ciao… ti ricordi di me?» chiese, con un sorriso sfacciato.

«Nicole…?»
«Già. Ma adesso puoi chiamarmi Nicky, se vuoi.»

Mi abbracciò. Ma non era un abbraccio innocente. Sentii ogni curva, ogni promessa.
Il suo profumo era dolce e bollente. La mia mano si posò sulla sua schiena, quasi senza volerlo.
E lei non si mosse.
«Mi fai entrare?»
Non era una domanda. Era una dichiarazione.
E io la lasciai entrare. Nella mia casa. Nella mia rovina.

Quando ha smesso di giocare

Nicole si sedette sul divano, le gambe nude piegate sotto di sé.
Prese il telecomando. Lo accese. Poi lo lasciò cadere.

Quando si chinò per raccoglierlo, il suo culo in culotte bianche mi esplose davanti agli occhi. Rimase piegata lì, più del necessario.
Poi sussurrò:

«Mi piace quando mi guardi così.»

Si alzò lentamente, mi fissò.
«Vuoi vederlo meglio?»

Con movimenti lenti, abbassò la culotte fino alle caviglie. Rimase nuda, sotto il top.
Si voltò. Poggiò le mani sul divano.
«Non ho mai fatto niente, zio. Ma con te… voglio tutto.»

Cavalcata brasiliana

Mi inginocchiai dietro di lei. Le accarezzai i fianchi, baciai quel culo perfetto.
Lei gemette.
«Ti prego… leccami.»

E io lo feci.
Con la lingua affondai tra le sue cosce, sentii il suo sapore. Dolce, vivo, irresistibile.
Nicole gemeva, si muoveva contro il mio viso.

Quando mi alzai, lei si sdraiò sul divano, spalancò le gambe, si toccò davanti a me.
«Fammi tua. Fammi male. Fammi puttana.»

La presi.
Lenta all’inizio. Poi più forte, più profondo.
Lei gemeva in brasiliano.
«Ai… porra… gostoso demais… me fode… me fode como uma cadela…»

Mi saliva sopra, si impalava con forza.
«Sou sua… tua putinha… tua vadia…»

Il suo corpo tremò. Gocciolava piacere.
«Tô gozando… ai caralho… tô gozaaaando!»

Ma non era finita.

Il superamento – La Troia definitiva

Dopo il primo orgasmo, Nicole non si fermò. Si alzò, ancora nuda, con le cosce brillanti. Si inginocchiò tra le mie gambe, prese il mio sesso nelle mani.
Mi guardò con quegli occhi lucidi e disse:

«Adesso voglio sporcare tutto. Voglio sentirmi usata. Voglio il tuo sapore ovunque.»

Lo prese in bocca. Tutto.
Profondo.
Iniziò a succhiarmi come se volesse svuotarmi l’anima.

Sbavava. Mi guardava. Si picchiettava il viso con le mie dita mentre mi ingoiava.
«Goza na minha boca… por favor… goza no meu rosto…»

E io non resistetti.

Le venni addosso. Sulla lingua, sul viso, sulle guance.
Lei raccolse tutto con le dita. Se lo passò sulle labbra, sugli occhi. Lo leccò.
Poi si stese sul tappeto, completamente nuda, le gambe aperte, il viso sporco.
Rideva.

«Sou tua. E sou uma troia. Só tua troia.»

E io la guardavo.
Perso. Maledetto. Dannatamente felice.